MISSION RELIFE: DALLA RACCOLTA IN SARDEGNA ALLA REINTRODUZIONE IN LIGURIA, LE OPERAZIONI AD OGGI

Per amor di conoscenza o anche semplice curiosità, concretamente come si sono svolte sin dall’inizio del progetto le fasi di prelievo, trasporto e mantenimento delle Patelle dall’Area Marina Protetta sarda fino alla prima recentissima reintroduzione di alcune di esse in quella di Portofino?

Il protocollo seguito prevedeva, immediatamente dopo il prelievo degli animali dall’AMP di Tavolara-Punta Coda Cavallo, il loro posizionamento su piastrelle di granito appositamente scelte, per mimare al meglio l’originario ambiente di provenienza (la costa sarda appunto) e precedentemente fatte “condizionare”, per ricreare il naturale biofilm sulle rocce di marea, da ancorare nei siti rocciosi più idonei delle tre AMP liguri, in seguito al loro trasporto ed al successivo acclimatamento nell’attrezzato laboratorio di Camogli presso l’AMP di Portofino dove nelle vasche, altresì appositamente preparate, le patelle sono state inserite ancora sulle stesse piastrelle del trasloco.

La fase di delicata raccolta di esemplari di P.f. (da alcuni siti dell’AMP sarda) ed il loro immediato posizionamento sulle piatrelle di granito da parte dei colleghi del Distav insieme ai partner locali (archivio UniGe-Distav)

 

Per la complessa fase del trasporto-trasferimento si è dovuta elaborare una strategia efficace per mantenere le patelle nelle migliori condizioni possibili (foto UniGe-Distav)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Si può essere certi che l’acclimatazione funzioni, giacchè tutte le patelle trasferite ed ospitate (e monitorate!) fin’ora si sono mosse dalle piastrelle alle pareti delle vasche e sul biofilm algale si ritrovano i segni del loro “pascolamento”.

Come per l’inizio dell’acclimamento in vasca così il recentissimo ritorno al mare di alcune delle patelle, ormai ripresesi dallo spostamento (e liguri d’adozione!), è inizialmente avvenuto attraverso il supporto delle piastrelle, che sono state saldamente ancorate in alcuni siti rocciosi della zona A (integralmente protetta) dell’AMP di Portofino, per evitare che forti mareggiate possano distaccarle.

Sebbene la presenza sul lato esposto delle piastrelle di un retino a loro protezione, le patelle, avvertendo nuovamente il loro tipico habitat  (l’intertidale bagnato dagli spruzzi delle onde), iniziano infatti a muoversi verso il substrato naturale, spostandosi cioè sulla roccia… similmente al ritorno in acqua dopo la deposizione delle tartarughe marine, richiamate dal mare!

Se però state già temendo che le “nostre” patelle possano trovarsi, similmente, in balia delle onde, non vi preoccupate: come già menzionato in un altro articolo, infatti, sono state “microchippate”, cioè dotate ciascuna di uno speciale microchip, per evitare la perdita di qualche individuo tra possibili attacchi di predatori (di tutti i tipi, e sempre in agguato!) e/o “passeggiate furtive” di qualcun’altro particolarmente “avventuroso” al di fuori del sito protetto, e grazie al quale d’ora in poi i ricercatori le monitoreranno (per la tranquillità dei nostri colleghi -ma anche dei nostri lettori!).

Augurandoci il meglio per queste patelle, e sperando che anche le altre operazioni di reintroduzione degli altri esemplari “adottati” vadano bene, rimandiamo a prossimi aggiornamenti, quindi…

continuate a seguirci!

 

 


 

mappa area marina protetta bergeggi